L’ansia è una normale componente della nostra vita, con funzioni di adattamento e di prevenzione poiché ci protegge da situazioni potenzialmente dannose per la nostra sopravvivenza.
L’esperienza dell’ansia comprende le seguenti dimensioni:
- dimensione emotiva (per es. senso di paura, nervosismo, irritabilità);
- dimensione cognitive (per es. ipervigilanza, scarsa concentrazione, ruminazione e pensieri ripetitivi e negativi che qualcosa di brutto stia per accadere);
- dimensione comportamentale (comportamenti volontari e involontari come per es. risposte di ‘attacco e fuga’, congelamento, comportamento evitante);
- dimensione somatica (per es. tensione muscolare, tachicardia, sudorazione eccessiva, bocca secca).
Tuttavia, se ansia e paura sono normali componenti adattive della nostra esistenza, su quali basi decidiamo allora che una persona soffre di un disturbo d’ansia e quindi di un disturbo patologico? Quando si manifesta in contesti non appropriati, con un’intensità eccessiva, situandosi su un continuum tra ansia moderata ed estrema. In altre parole, quando l’adattamento a determinate circostanze della vita è fallito, la persona avvertirà uno stato psichico di stress particolarmente spiacevole, stato che, se non adeguatamente affrontato, potrebbe avere ripercussioni croniche sul sistema neuronale e psicologico.
L’ansia è presente in molte disfunzioni psichiche, ma i disturbi d'ansia più comuni sono:
- il disturbo d’ansia generalizzato (DAG);
- il disturbo di panico (DP);
- il disturbo d’ansia sociale;
- le fobie specifiche;
- il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC);
- il disturbo post traumatico da stress (DPTS).